Eppure a Düsseldorf è quasi impossibile perdersi. Ci sono così tante fermate del tram e a quasi ogni angolo della città che se ti perdi sei scemo.
Osservare la città dai finestrini del tram è interessante. Le persone non ti fissano né ti rivolgono la parola. E' bello prendere il tram in Germania.
Quella volta che mi persi nel quartiere giapponese fu perché non sapevo che ci fossero fermate del tram ogni dieci passi o non capivo quali fossero le fermate del tram.
Ci ho messo quattro mesi per trovare il coraggio di provare a parlare tedesco senza cedere alla tentazione dell'inglese. Il tedesco è troppo difficile ma ha un suono davvero melodioso. Sembra quasi il canto di una sirena.
Il quartiere giapponese è ricco. I ristoranti sono costosi, i bar eleganti, gli hotel a cinque stelle. Le strade sono ordinate, pulite ed essenziali. Le piante e gli alberelli sui marciapiedi sono graziosi. Non ci sono tedeschi per strada. O meglio, i tedeschi hanno gli occhi a mandorla.
Il quartiere giapponese è il mio preferito. Erik mi ci portò la prima volta quando non ero in città da nemmeno 24 ore. Insistette tanto per mostrarmelo perché era lì che aveva incontrato quella che sarebbe poi diventata sua moglie nonché madre dei suoi figli. Gli occhi di Erik brillavano troppo mentre parlava della moglie. I miei occhi avrebbero mai brillato in quel modo?
Il quartiere giapponese si trova proprio dietro la stazione centrale di Düsseldorf. Come ho fatto allora a perdermi? Erik e la moglie risero quando glielo raccontai. Loro due ridono sempre. Sono talmente felici ed innamorati da sembrare finti. Si sono visti la prima volta in un ristorante giapponese. Si sono conosciuti su un sito d'incontri. Adesso hanno due figli biondissimi, una casa con giardino, una macchina, una figlioccia tinta di un biondo finto. Erik ama così tanto sua moglie da sembrare un adolescente.
Quella volta al quartiere giapponese ci andammo a piedi. Forse per questo non so dove fermano i tram. Non guardai la strada, mi fidai di lui mentre ascoltavo della sua perfetta storia d'amore. Lo invidiavo tantissimo. Pensavo a G., alle sue camicie di merda, ai capelli ricci e ai nostri baci mentre stavamo appoggiati alla ringhiera del lungomare. Pensavo a Luca, al mio collo martoriato dai suoi succhiotti, a quel film che non finimmo di vedere perché nel suo letto faceva troppo caldo. Pensavo che io dell'amore non ci avrei mai capito nulla.
Erik era un alieno. Gli affitti nel quartiere giapponese dovevano essere altissimi. Erik mi disse che Düsseldorf era un posto costoso dove vivere e che era il sogno suo e della moglie comprare casa lì. Non riuscivano a trovare un appartamento ad un prezzo ragionevole. Chissà se in vita mia avrò mai un appartamento o qualcuno vicino con cui sognare una vita ideale.
Quando mi persi a Düsseldorf non ebbi paura. Per fortuna la maggior parte dei tedeschi sa parlare inglese. In Germania -e forse nel resto del mondo- si stupiscono quando incontrano un italiano che conosce l'inglese. Chissà quante volte mi è stato detto che sono un'italiana atipica solo per questo. Ma com'è allora un italiano tipico? Tra l'altro il mio inglese non è sto granché.
I tedeschi conoscono l'inglese ma odiano parlarlo; se ti sforzi di parlare tedesco allora loro sono contenti e fieri.
Per quattro mesi ho avuto paura di parlare in tedesco, per quattro mesi ho avuto paura di fare amicizia. In Germania non hai bisogno di parlare tedesco. E nemmeno di avere amici. In Germania un modo per riempire le giornate lo si trova sempre, anche se vuoi stare da solo, anche se vuoi stare in silenzio. In Germania le persone ti ascoltano sempre e ti guardano negli occhi. Non ti sorridono spesso, però. I tedeschi non hanno senso dell'umorismo. Non capiscono le battute e se succede, le capiscono a scoppio ritardato.
Non ho mai visto un tedesco ridere a crepapelle, da sobrio. Tranne quando raccontai ad Erik e alla moglie che mi ero persa.
3-4-2015
Nessun commento:
Posta un commento